Questo racconto fotografico prende forma nell’ambito del programma culturale “Viva l’architettura! Arti, musica e spettacolo nella Città Metropolitana”, un progetto promosso e diretto dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano, volto alla promozione del patrimonio architettonico diffuso nella Città Metropolitana di Milano. Partendo da quattro emergenze del Novecento che hanno ospitato gli eventi del programma*, la ricerca fotografica coglie l’occasione per riposizionarle sulla mappa del territorio metropolitano sollecitando una riflessione sulla geografia urbana in cui sono inserite, sulla relazione che instaurano coi luoghi e, con uno sguardo più ampio sui processi di trasformazione che, solo nell’arco dell’ultimo secolo, hanno modificato il paesaggio di questi territori.
Le architetture attorno a cui ruota il racconto sono quattro. La nuova sede Campari di Mario Botta – Giancarlo Marzorati che si inserisce, una decina di anni fa, nel cuore densamente urbanizzato della città di Sesto San Giovanni, andando a risignificare il lotto che, da oltre un secolo, ospitava lo stabilimento della famiglia. La chiesa di Sant’Enrico di Ignazio Gardella che nasce nel 1966 sul limite di Metanopoli, quartiere concepito e realizzato dall’ENI sul territorio di San Donato Milanese nel lontano 1952, con la prospettiva di un ampliamento urbano mai compiuto. La chiesa ha rappresentato, da allora, il punto di cesura tra l’area urbana e la campagna agricola, limite che oggi viene meno con la trasformazione delle preesistenze rurali in nuovi complessi residenziali. La Biblioteca Tilane di Gae Aulenti, intervento inaugurato nel 2009, che si inserisce sull’impronta di un opificio, abbandonato e poi demolito, per assegnare una nuova centralità alla città di Paderno Dugnano, un territorio policentrico, molto costruito ma poco interconnesso al suo interno. A Segrate, l’edificio di Guido Canella nasce come municipio e centro civico, per assumere solo in un secondo momento il ruolo di centro culturale Giuseppe Verdi. Anch’esso risalente agli anni 1963-66, si inserisce in un contesto territoriale che di lì a pochi anni avrebbe subìto delle mutazioni profonde. Un territorio prevalentemente agricolo fino agli anni ’60 e caratterizzato da piccoli nuclei storici, alcuni ancora riconoscibili, diventa una realtà molto complessa risultante da una intensa produzione edilizia degli anni ‘70-‘90 e dall’insediamento di una moltitudine di piccole-medie imprese insieme alla localizzazione di grandi multinazionali nonché, all’incremento di infrastrutture logistiche e del trasporto: un luogo e tanti microcosmi.
Questo lavoro è il risultato di quattro giornate di campagna fotografica che hanno dato vita a quattro storie, quattro identità distinte che cadenzano il ritmo narrativo di un racconto che esplora l’architettura e il suo rapporto con la storia del luogo e il suo presente. La fotografia documentaria offre uno sguardo lento per osservare gli elementi costitutivi di questi spazi e restituirne un’immagine, una rappresentazione che, benché parziale, è un tentativo di proporre una riflessione consapevole sui caratteri che contraddistinguono il territorio metropolitano. Una geografia urbana e suburbana fatta di ritmi diversi, “di natura policentrica e al contempo polimorfica, fatta di assemblaggi urbani di natura e dinamica diversificata che vedono la compresenza di forme territoriali nuove e antiche”.
*la Sede Campari è stata in seguito sostituita dal Palazzo Comunale di Sesto a causa delle difficoltà causate dall’emergenza sanitaria.
Questo racconto è il frutto di una visione costruita in collettivo. I nostri sguardi sulle quattro architetture, prima solitari poi ricomposti in un nuovo filo narrativo. Siamo andati deliberatamente oltre lo spazio di pertinenza di queste opere del Novecento nel tentativo di fornire un ulteriore livello di analisi e di comprensione delle dinamiche che hanno generato il paesaggio urbano con cui si confrontano oggi. Percorrendo il territorio, immedesimandosi e isolando gli elementi che compongono lo spazio, la fotografia riassegna un ordine alla realtà, porta con sé nuovi significati e nuovi immaginari: “a volte basta cambiare angolatura, avvicinarsi ed entrare nei luoghi o semplicemente osservarli con uno sguardo obliquo, per trovarvi di fronte alle energie che cambiano un territorio.”
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Urban Reports è un collettivo di fotografi e ricercatori residenti in diverse città europee che utilizza la fotografia per documentare le trasformazioni del paesaggio contemporaneo attraverso il dialogo permanente con le altre discipline e il coinvolgimento di istituzioni culturali, attori pubblici e professionisti, a livello locale ed europeo. Nel 2018 ha partecipato alla XVI Biennale di Architettura di Venezia, cui ha fatto seguito la pubblicazione dedicata “L’Altra Italia. Un racconto per immagini delle aree interne del paese”, e nel 2019 ha esposto alla Biennale di Urbanistica e Architettura di Seoul. L’ultimo progetto del collettivo è “Attraverso le Alpi. Un racconto fotografico delle trasformazioni del paesaggio alpino”.